Circular economy e innovazione sociale
Un dato è incontrovertibile: le risorse della terra sono limitate. Se le pratiche attuali continueranno, il forte incremento demografico, abbinato al boom della domanda di beni e servizi, le sfrutterà fino al punto di rottura. A peggiorare le cose, l’attuale modello di crescita lineare considera l’impatto dello spreco come una questione che «qualcun altro» dovrà risolvere – e nel frattempo la capacità del pianeta di assorbire e smaltire i rifiuti diminuisce ogni anno. È evidente che bisogna fare qualcosa. Non si tratta soltanto di reinserire nel ciclo produttivo gli sprechi intesi nel senso tradizionale di rifiuti, ma anche di porre rimedio all’enorme sottoutilizzazione di risorse naturali, prodotti e materiali. Si tratta di fare piazza pulita del concetto stesso di «scarti» e di riconoscere che ogni cosa ha un valore. In questa direzione, il libro

Circular economy – Dallo spreco al valore , edito da Egea, propone strategie disruptive, in grado di dare un contributo sia al pianeta, sia ai profitti. Gli autori, Peter Lacy, Jakob Rutquist e Beatrice Lamonica, individuano cinque nuovi modelli di business che promuovono la crescita circolare, e identificano le tecnologie e le capacità richieste per trasformarli in vantaggio competitivo. Dal ridisegno delle filiere a una diversa gestione degli scarti, dall’estensione del ciclo di vita del prodotto alla sharing economy, dall’impiego di risorse sostenibili alla concezione del prodotto come servizio: ogni modello è illustrato dal racconto di numerosi casi ed esperienze concrete, caratteristica che fa di queste pagine una lettura fondamentale per imparare a superare le sfide epocali legate all'applicazione su larga scala dei nuovi modelli circolari.
A partire da questi concetti, illustrati da Daniele Rossi, senior advisor Fondazione Italiana Accenture e legandosi all’interessante lavoro pubblicato da Emanuele Bompan per Edizioni Ambiente Cos’è l’economia circolare, Tommy Meduri -Rete231 e circular.wine- ha contestualizzato l’applicazione dei principi della circular economy e del design sistemico alla filiera vitivinicola

Ovvero l’applicazione sull’economia reale delle PMI del Nordest, in particolare nella filiera vitivinicola di concetti chiave non sempre facilmente affrontabili dalle imprese, alle prese giornalmente con l’attività produttiva, la burocrazia ed un mercato sempre più concorrenziale.
Grazie alla conduzione di Marco Fratoddi, direttore editoriale Istituto Scholé Futuro-Weec Network ed ex direttore de La Nuova Ecologia, ed all’interesse del pubblico, circula.wine ha dimostrato quanto la sostenibilità, l’etica e la creatività siano già valori (r)aggiunti per le aziende vitivinicole e della filiera di fornitura, portando gli esempi del sistema Rafcycle ideato da UPM Raflatac e LCI, di Brevetti WAF, con il loro secchiello per vino stampato con materiale plastico riciclato proveniente dalle glassine delle etichette delle cantine stesse, di Tappo Etico di Amorim Cork Italia.
L'evento è inserito nella programmazione 2017 del GreenWeekFestival
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